Il 6 luglio 2022 l’INVALSI ha presentato il Rapporto Nazionaloe INVALSI 2022. Le prove INVALSI 2022, dopo due anni caratterizzati dall’emergenza sanitaria, hanno registrato il graduale ritorno alla normalità con la ripresa delle rilevazioni anche nelle classi seconde della scuola secondaria di secondo grado. Le prove hanno coinvolto oltre 920.000 alunni della scuola primaria (classe II e classe V), circa 545.000 allievi della scuola secondaria di primo grado (classe III) e oltre 953.000 studenti delle classi II della scuola secondaria di secondo grado. Sono state svolte oltre 5.200.000 prove CBT (computer based testing) nell’arco di quasi tre mesi, da marzo a maggio nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. (cfr. “I risultati in breve delle prove INVALSI 2022”)
Complessivamente, il quadro che emerge dalle rilevazioni del 2022 rimarca la funzione sociale della scuola – messa a dura prova dalla pandemia – sia nella dimensione relazionale, che di promozione del “benessere cognitivo” che solo la scuola può promuovere.
Il brusco arresto imposto dalla pandemia e gli esiti delle prove INVALSI 2022 richiedono una particolare attenzione per far riprendere respiro al sistema scolastico italiano ma la direzione intrapresa pare essere quella giusta.
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL SCUOLA, invita a cogliere l’occasione che i dati presentati offrono a tutti i soggetti coinvolti sulla e per la scuola: dalla consapevolezza dei problemi alla messa in opera di strategie e risorse per la loro soluzione.
I dati delle rilevazioni Invalsi registrano anche quest’anno il permanere, tra aree territoriali, di evidenti squilibri, la cui riduzione si conferma pertanto come una delle priorità da assumere nelle scelte di politica scolastica. Una priorità su cui occorre un’azione convergente della scuola e di tutti i soggetti, a partire dalle autonomie locali, che ne devono sostenere attivamente l’impegno, impossibile da reggere nella condizione di isolamento in cui troppo spesso le istituzioni scolastiche si trovano ad agire.
È indispensabile operare in un’ottica di sistema, nella quale i dati elaborati dall’Invalsi non siano il punto di arrivo, utile a stilare classifiche a uso e consumo mediatico, ma il punto di partenza per aggredire e risolvere le criticità rilevate: un’esigenza che chiama in causa diversi livelli di responsabilità, da quelli di governo centrale fino ad arrivare a ogni singola istituzione scolastica, per la quale anche quei dati dovrebbero rappresentare un elemento importante di conoscenza e consapevolezza dei problemi.
L’incidenza dei fattori di contesto, il cui impatto si riflette molto chiaramente sugli esiti delle rilevazioni, sottolinea come sia indispensabile intervenire con politiche di respiro più ampio, non circoscritte al solo ambito dell’istruzione: se questo non avviene, rischia di essere compromessa anche l’efficacia delle risorse assegnate alle scuole, che non bastano da sole – se ne ragiona proprio in questi giorni – a garantire il successo delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica.
Ecco perché è importante che la discussione, a partire dai dati rilevati dall’Invalsi, si concentri su questi aspetti senza attardarsi nelle consuete e oziose polemiche sul ruolo dell’istituto, al quale casomai andrebbero garantite condizioni di piena operatività, assicurando per esempio una maggiore stabilità di lavoro ai suoi operatori, come stanno richiedendo unitariamente in questi giorni i sindacati del settore ricerca.Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola
Roma, 6 luglio 2022