La CISL Scuola ha presentato alla stampa nella giornata di ieri un dossier sul lavoro del personale ATA che vi invitiamo a leggere con attenzione, la stessa che da sempre caratterizza il nostro sindacato circa le condizioni e lo stato di tutto il personale della scuola.
L’importanza del personale ATA suddiviso nelle sue cinque aree, di cui almeno tre presenti in tutti gli Istituti, è testimoniata anche dalla consistenza numerica: 204.449 tra collaboratori scolastici, assistenti amministrativi, assistenti tecnici DSGA e altre figure con varie mansioni.
Nel dossier leggiamo “Gli organici del personale ATA scontano tuttora il taglio pesantissimo operato col D.L.112/2008 a carico di tutto il personale della scuola, compreso il personale ATA, oggetto di un taglio lineare senza precedenti. L’impatto di tale operazione fu tale da rendere necessario, per corrispondere al reale fabbisogno delle istituzioni scolastiche e sopperire alla pesante perdita di posti di lavoro, il ricorso ad appositi strumenti di solidarietà (i cosiddetti interventi “salva precari”), di cui ci si avvalse per più anni, con scelte condotte diversamente da Regione a Regione: una sorta di sperimentazione ante litteram di forme di autonomia differenziata, di cui allora fu possibile riscontrare evidenti criticità (inadeguatezza, inopportunità, scarsa funzionalità).”
La precarizzazione del lavoro del personale ATA ha portato in pochi anni ad avere evidenti disfunzioni e la crescita numerica del personale precario sembra non volersi attenuare, anzi le scelte per l’anno scolastico corrente hanno portato ad una crescita dei lavoratori con contratto a tempo determinato cha ha ulteriormente aggravato la situazione.
La mancata copertura dei posti con assunzioni a tempo indeterminato produce inevitabilmente sia disfunzioni sul versante dell’efficacia dell’azione amministrativa e tecnica, sia l’impossibilità di garantire, all’interno delle singole istituzioni scolastiche, i necessari livelli di vigilanza ed assistenza.
In particolare:
- agli assistenti amministrativi, da tempo, l’Amministrazione scolastica ha demandato compiti
e ruoli che, originariamente, facevano capo ad altri soggetti (ad esempio, agli stessi Uffici
Scolastici Territoriali per le ricostruzioni di carriera, ecc.); inoltre, nell’ultimo quinquennio, il
personale amministrativo ha dovuto farsi carico anche di pratiche riguardanti le prestazioni
previdenziali, una volta affidate all’INPS e agli uffici scolastici territoriali, utilizzando
piattaforme in uso presso altri Enti e senza un preventivo supporto formativo. Le maggiori
criticità sono emerse nel periodo dell’emergenza pandemica, quando il personale
amministrativo ha molto spesso garantito il regolare svolgimento dell’azione amministrativa
delle scuole utilizzando prevalentemente tecnologie e strumenti propri; - il ruolo degli assistenti tecnici è stato rivalutato proprio in occasione della pandemia, quando
è emersa in tutta evidenza la necessità di disporre di personale qualificato per garantire il
corretto funzionamento di laboratori sempre più dotati di dispositivi elettronici. Ciò ha
indotto il Legislatore a prevedere, attraverso appositi provvedimenti, la presenza degli
assistenti tecnici in tutti gli ordini di scuola, introducendo tale figura professionale anche
negli istituti del primo ciclo, i cui organici di diritto sono stati ampliati in misura
corrispondente al numero di posti a tal fine attivati, ancorché si tratti di un contingente di
sole 1.000 unità a fronte di oltre 5.300 scuole del I ciclo. Il fabbisogno di queste figure
professionali tende peraltro a crescere in modo significativo nella prospettiva di una
transizione verso il digitale che vede sempre più presenti in tutte le aule dispositivi elettronici
di vario genere (lavagne interattive – LIM –, pc, tablet, ecc.); - le mansioni dei collaboratori scolastici si caratterizzano sempre più sul versante
dell’accoglienza e dell’inclusione degli alunni (con specifico riferimento agli alunni
diversamente abili) e sono sempre meno riconducibili agli originari compiti legati
prevalentemente alla pulizia dei locali. Il profilo professionale ha visto l’accesso, negli ultimi
tre anni, anche di personale proveniente dalle cooperative a seguito di procedure di
“internalizzazione” dei servizi, senza però il supporto di opportune azioni formative per il
personale coinvolto. Il collaboratore scolastico va considerato a pieno titolo fra i soggetti che
agiscono nella comunità educante: può infatti partecipare alle commissioni per la
predisposizione dei viaggi e delle visite di istruzione, alle attività di predisposizione del PEI e
all’assistenza agli alunni diversamente abili, tutte attività che hanno via via mutato i
contenuti di un profilo le cui mansioni hanno ormai ben poco a che vedere con quelle un
tempo assegnate alla figura del bidello. Anche per questo profilo professionale si può
affermare che la pandemia ne ha fortemente evidenziato l’importanza, rispetto alla quale il
numero degli addetti si rivelava largamente insufficiente: da qui la decisione, purtroppo solo
temporanea, di un incremento dei posti (il cosiddetto organico covid) per far fronte alle
operazioni di igienizzazione dei locali, alla sanificazione delle aule e delle pertinenze, alla
necessità di accompagnare gli alunni presso le varie sedi in cui si tenevano le lezioni. Oggi,
col venir meno dell’organico Covid, il numero dei posti in organico, falcidiato dal già citato
D.L.112/2008, si rivela del tutto insufficiente rispetto alla necessità di garantire i livelli minimi
di efficienza nell’erogazione dei servizi alla comunità scolastica, soprattutto negli istituti del
primo ciclo in cui è maggiormente necessaria la funzione di cura e di assistenza svolta dai
collaboratori scolastici; - i direttori dei servizi generali ed amministrativi, profilo apicale del personale ATA, da tempo
richiedono, a pieno titolo, una giusta valorizzazione che tenga conto sia del ruolo assunto sia
delle responsabilità connesse alle proprie mansioni. Sono circa un terzo gli istituti scolastici
privi di DSGA: da qui la necessità di ricorrere, a seconda dei casi, o a reggenze affidate ad
altri DSGA o a incarichi assegnati a personale amministrativo, incarichi ricoperti spesso per
molti anni senza però consentire, a chi li svolge, la possibilità di un inquadramento nel nuovo
profilo.
Quale proposta formula la CISL Scuola?
Il nuovo sistema di inquadramento del personale ATA su 4 aree proposto dall’ARAN può essere un’occasione da cogliere per portare a soluzione la vertenza, ormai pluriennale, degli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA. La CISL Scuola ha chiesto, a tale proposito, di predisporre una apposita procedura di stabilizzazione rivolta al personale che da più anni garantisce la copertura dei posti di DSGA, indipendentemente dal titolo di studio posseduto (opportunità consentita dal comma 1-bis dell’articolo 52 del Decreto Legislativo 165/2001, introdotto dalla riforma del 2017). All’esito della procedura, il personale selezionato (oltre 2.000 unità) potrebbe accedere alla nuova
area dei Funzionari, trovando un inquadramento stabile nel nuovo profilo. In questo modo, si valorizzerebbe la professionalità acquisita dal personale in una concreta e pluriennale esperienza di lavoro; nello stesso tempo, le scuole potrebbero avvalersi di personale formato che garantirebbe la necessaria continuità dell’azione amministrativa, fondamentale per i ruoli apicali.
La questione degli assistenti amministrativi facenti funzione si inquadra nel contesto più generale di un obiettivo su cui la CISL Scuola è fortemente impegnata, quello di una valorizzazione del profilo di DSGA e del personale che già attualmente ne ricopre il ruolo. Sulla proposta presentata dall’ARAN in avvio del negoziato, la CISL Scuola ha formulato diverse richieste di modifica, sostenendo che la valorizzazione da perseguire riguarda non solo il versante economico, ovviamente nel rispetto delle risorse disponibili e tenendo conto della necessità di una perequazione tra i vari profili professionali, ma deve riguardare anche il versante cosiddetto “normativo” per far emergere in modo sempre più chiaro la specificità e la complessità del ruolo in vista di ulteriori investimenti sul profilo da realizzare con i futuri contratti, dotandoli a tal fine di congrue risorse.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, è necessario intervenire sia sulla retribuzione base sia sulle indennità (fissa e variabile) anche attraverso la rivalutazione dei parametri che identificano le diverse complessità. A proposito dell’indennità di direzione, la CISL Scuola ha proposto al tavolo negoziale che anche quella variabile sia corrisposta come partita stipendiale, evitando che il peso economico gravi sul Fondo MOF.
La formazione in servizio del personale ATA, al pari di quella del personale docente, deve rappresentare il fattore che mette il personale nella condizione di partecipare a pieno titolo alla gestione dei processi di innovazione e transizione da cui è investita la Pubblica Amministrazione.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha assunto l’impegno di attivare un confronto tecnico e politico al fine di individuare le fonti di finanziamento necessarie ad attivare in modo strutturale la formazione per il personale ATA, a partire dalle azioni indispensabili alla riattivazione delle posizioni economiche).
La CISL Scuola propone che una quota dell’orario di servizio settimanale (una o due ore) possa essere destinata ad attività di formazione professionalizzante in servizio, programmate dall’Amministrazione centrale o periferica, cui il personale possa partecipare anche secondo i bisogni individuati in base al Piano delle attività predisposto all’inizio dell’anno scolastico.
Una scelta di investimento e di valorizzazione
Le proposte che la Cisl Scuola ha voluto raccogliere in questo dossier si inseriscono nel contesto di un’azione condotta in termini più generali per rivendicare un livello più alto di attenzione e di investimento sul sistema di istruzione e formazione, fondato anche su un pieno riconoscimento del ruolo svolto dal personale ATA come protagonista a pieno titolo della comunità educante. La presenza di personale ATA adeguatamente formato, qualificato, aggiornato e motivato rappresenta, insieme alla stabilità del lavoro, uno dei fattori indispensabili per le qualità e l’efficacia dell’offerta formativa che ogni scuola rende disponibile sul proprio territorio. Di questo non sempre si coglie la
necessaria consapevolezza a livello politico e amministrativo.
Tutto ciò nella convinzione che per un sistema come quello scolastico il personale, la sua preparazione, le sue motivazioni costituiscono la risorsa fondamentale su cui, accanto a quelle sicuramente necessarie su strutture e infrastrutture, occorrono chiare e precise scelte di investimento di cui andrebbe da tutti riconosciuta la valenza strategica. È un obiettivo politico su cui la CISL Scuola è da tempo attivamente impegnata e che intende riproporre con forza anche in prospettiva, nelle sedi negoziali e nel confronto costante con l’Amministrazione e le forze politiche.