In busta paga da giugno, finalmente, la riduzione del cuneo fiscale. Perché tanta enfasi sulle eventuali rinunce?
Avrà finalmente effetto nelle buste paga di giugno la riduzione del cuneo fiscale, con benefici derivanti da una minore incidenza delle trattenute sulla retribuzione lorda, con conseguente innalzamento di quella netta.
Si tratta di una misura sempre rivendicata con forza dalla CISL, spesso insieme a tutte le altre organizzazioni sindacali, su cui è intervenuta l’ultima legge di bilancio, confermando anzitutto in modo strutturale la riduzione, già operante ma limitata al 31.12.2024, e modificando le modalità di calcolo del beneficio, la cui applicazione, trattandosi di un beneficio di natura fiscale, è legata all’ammontare del reddito complessivo individuale. Quest’ultimo è dato, per i lavoratori dipendenti, dallo stipendio percepito, al quale vanno però aggiunti, se presenti, redditi tassabili di altra natura (fabbricati, prestazioni di lavoro autonomo, entrate da locazioni, ecc.), che potrebbero in teoria essere anche superiori al solo trattamento retributivo.
Il “Cuneo fiscale”
Per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte (dirette, indirette e dei contributi
previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia
per quanto riguarda i dipendenti. In sostanza è la differenza tra lo stipendio lordo a
carico del datore di lavoro e la busta paga netta percepita dai lavoratori dipendenti,
espressa in %.
Le componenti del cuneo fiscale sono, in definitiva, tre:
- le imposte personali sul reddito a carico del lavoratore (comprendono l’Irpef, le addizionali regionali e comunali);
- i contributi previdenziali a carico del lavoratore (per la scuola sono dell’11,15% (8,80% INPDAP, 0,35% Fondo credito, 2,5% sull’80% della retribuzione Opera di previdenza-TFR);
- i contributi a carico del datore di lavoro (24,2% INPDAP, 5,68% Opera di previdenza
TFR, 1,61% disoccupazione).
Tra i vari provvedimenti che, nel tempo, hanno inciso in maniera non strutturale, sul cuneo fiscale possiamo ricordare:
- la Legge 234/2021 (legge di bilancio per il 2022) che aveva introdotto un taglio del cuneo fiscale dello 0,8% per i redditi fino a 35.000 euro;
- il Decreto-Legge 115/2022 (c.d.”Aiuti bis”) che aveva provveduto ad un ulteriore taglio dell’1,2%, portandolo al 2% per i redditi fino a 35.000 euro;
- la legge di bilancio per il 2023 che ha confermato il taglio del cuneo per i redditi fino a 35.000 euro e ha provveduto a tagliare ulteriormente il cuneo dell’1% (totale 3%) per i redditi fino a 25.000 euro;
- il Decreto-Legge “Lavoro” del 2023”, ha introdotto un ulteriore taglio del cuneo fiscale a partire dal mese di luglio 2023 fino dicembre 2023. Il nuovo intervento innalza al 7% il taglio del cuneo (dal 3%) per i redditi fino a 25.000 euro e al 6% per i redditi fino a 35.000 euro;
- la legge di bilancio per il 2024 ha confermato, per il solo 2024, gli interventi già previsti.
La legge di bilancio per il 2025 ha, invece, riconosciuto:
- per i dipendenti con reddito complessivo annuo non superiore a 20.000 euro un bonus, ovvero una somma integrativa che non concorre alla formazione del reddito imponibile (quindi, a differenza del trattamento avuto fino al 31/12/2024, è al netto di ogni ritenuta). L’importo del bonus è calcolato sul reddito da lavoro dipendente rapportato all’intero anno, secondo le seguenti percentuali:
- 7,1% per redditi fino a 8.500 euro;
- 5,3% per redditi da 8.501 a 15.000 euro;
- 4,8% per redditi da 15.001 a 20.000 euro;
- per i dipendenti con reddito complessivo annuo compreso tra 20.001 e 40.000 euro, in aggiunta alle altre ordinarie detrazioni fiscali già previste (esempio: detrazione per lavoro dipendente, per famigliari a carico, ecc.), è attribuita un’ulteriore detrazione fiscale annua:
- pari a 1.000 euro per i redditi tra 20.001 e 32.000 euro;
- di importo progressivamente decrescente per i redditi da 32.001 a 40.000 euro, fino ad azzerarsi al superamento della soglia.
Detrazione = 1.000 x [(40.000 – reddito complessivo) / 8.000]



