Siamo ripiombati nel mondo di cent’anni fa, con le vecchie pretese nazionali che ci portano verso una nuova Guerra mondiale? Il filosofo Mauro Ceruti (docente di Filosofia della globalizzazione all’Università Iulm di Milano, analizza, sulle pagine de L’Eco di Bergamo del 12 marzo 2022, le analogie con il passato e i cambiamenti che sono in cammino nella nostra cultura e che fanno la differenza.
- Per uno strano scherzo della storia, improvvisamente ci sembra di essere tornati indietro di cent’anni. Cose che in Europa sembravano impossibili, accadono. Un autocrate varca un confine, scatena una guerra. Tanti, anche in Occidente, soffiano sul fuoco. Si minaccia l’uso di armi atomiche, chimiche, batteriologiche. Abbiamo davanti una drastica riduzione del nostro tenore di vita. Eppure qualcosa di diverso rispetto agli anni ‘20 del ‘900 c’è, nella nostra società: quasi tutto il mondo dello sport si rivolta alla logica della guerra; due giocatori di calcio come l’ucraino Ruslan Malinovskyi e il russo Aleksej Miranchuk sul campo di Zingonia si abbracciano; uomini di spettacolo lanciano appelli a deporre le armi; larga parte del mondo della cultura si rifiuta di partecipare alla «caccia al russo», di entrare in guerra con i pensieri e con le parole.