Nelle ultime settimane, si è scritto molto sui social e su autorevoli siti web relativamente alla circolare del ministro Valditara sull’uso dei cellulari in classe. Favorevoli o contrari? un dibattito che ha consentito a tutti di esprimere la propria opinione su questo argomento. Sullo sfondo però resta il tema di educare i nostri ragazzi e giovani ad un uso costruttivo delle nuove tecnologie digitali, perché resta una priorità fornire anche a loro le competenze che servono per affrontare la sfida della transizione digitale.
Il 2023 è l’anno dello sviluppo delle competenze digitali, come ci ricorda anche il sito del Dipartimento della funzione pubblica, ma sappiamo di avere un ritardo in questo settore e moltissimi posti vacanti all’intero delle PMI italiane nei settori chiave dell’ICT.
La riflessione sulle nuove competenze necessita di riannodare il filo tra la formazione scolastica e l’utilizzo consapevole e costruttivo degli strumenti digitali dentro la didattica, dentro gli ambienti scolastici, nella vita dei nostri studenti, con le dovute prudenze e attenzioni alle caratteristiche delle diverse età evolutive, ma anche con la consapevolezza che è necessario costruire un bagaglio culturale significativo per le nuove generazioni.
Vi lascio alla lettura di questo contributo tratto da ilsole24ore e vi invito a contribuire ad una riflessione su Facebook e Twitter. Buona lettura.
NUOVE COMPETENZE PER LA SFIDA DIGITALE
di Franco Amicucci
Lo sviluppo delle competenze sarà la priorità dei programmi formativi delle organizzazioni nel 2023.
Affrontare i nuovi scenari post pandemici, caratterizzati da una parte da molteplici crisi che si sovrappongono e dall’altra dalla continua ed esponenziale rivoluzione tecnologica ricca di opportunità da cogliere, richiede un adeguamento delle capacità di governo delle organizzazioni e delle competenze delle persone come mai sperimentato nella storia moderna. Apprendere alla velocità dei cambiamenti ed adeguare le competenze del mondo del lavoro alla complessità degli scenari è una sfida per il management e per i sistemi formativi.
Il 2023 è stato proclamato dalla Commissione europea “Anno europeo delle competenze”, come annunciato dalla Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione 2023.
Tra gli obiettivi da porre in agenda vi sono quelli di creare contesti, nelle organizzazioni e nella società, per la formazione continua delle persone e per porre al centro le competenze necessarie per la transizione verde e digitale, per organizzare massicci interventi formativi per far fronte alla carenza di figure specializzate richieste dalle aziende, per formare il maggior numero di persone, in particolare giovani e donne che non hanno un lavoro né seguono un percorso di studio.
I finanziamenti dell’Ue per questi obiettivi sono consistenti ed i principali programmi sono il Fondo sociale europeo Plus (Fse+), con oltre 99 miliardi di euro da utilizzare entro il 2027, le risorse per il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Pnrr) dove circa il 20% della spesa sociale è dedicato ai programmi di occupazione e competenze, il programma Digital Europe con un budget di 580 milioni di euro per lo sviluppo di competenze digitali avanzate; Erasmus+, con 26,2 miliardi di euro per programmi di formazione professionale, mobilità e partenariati per la cooperazione in tutta Europa. È di queste settimana l’avvio in Italia dei programmi di formazione finanziata con il Fondo Nuove Competenze, che mette a disposizione un miliardo per la formazione dei lavoratori sulla transizione verde e digitale. Ma come si stanno organizzando i sistemi formativi per gestire la sfida delle competenze e utilizzare al meglio gli ingenti finanziamenti messi a disposizione? Quali i trend per il 2023?
Tutti le ricerche in corso concordano che la formazione blended, cioè una formazione ibridata tra presenza e modalità digitale, sarà la modalità prevalente di erogazione della formazione, con la dimensione digitale ormai affermata nella maggior parte delle organizzazioni.
Gli ambienti digitali a supporto dell’apprendimento, piattaforme ed app, sono sempre più caratterizzati da sistemi di intelligenza artificiale che permettono di personalizzare l’apprendimento alle caratteristiche e alle esigenze dello studente, di dare supporto 24 ore su 24 con i chat bot, di fornire feed-back in tempo reale e soprattutto di raccogliere dati per affinare continuamente e rendere più efficaci i programmi formativi. Nelle organizzazioni più evolute, la formazione tecnica è sempre più supportata da simulatori, esperienza in Realtà Virtuale ed Aumentata.
Un altro importante trend, che coinvolge ormai tutte le medie e grandi aziende, ma anche alcune interessanti piccole realtà, è quella della costituzione o riorganizzazione di Academy aziendali, che presentano caratteristiche inedite rispetto al passato. Con le Academy la formazione diventa sempre più strategica, in molti casi coinvolge la filiera delle relazioni dell’impresa, si estende ai fornitori per garantire una migliore qualità del prodotto, ai clienti per coinvolgerli in una migliore fruizione del prodotto e del servizio, in molti casi coinvolge i giovani potenziali futuri collaboratori ed il territorio per incrementare la reputazione dell’impresa. Ma la tendenza più importante, praticata da molte organizzazioni, è quella di creare delle vere e proprie scuole di formazione tecnica, per formare in autonomia quelle figure difficilmente reperibili nel mercato del lavoro.
La formazione è sempre più continua, integrata con la quotidianità del lavoro. L’impresa moderna può essere letta come un ecosistema di apprendimento, ricco di opportunità formative, formali e informali, dove si apprende mentre si lavora, a volte con l’ausilio di dispositivi tecnologici che accompagnano l’utilizzo di nuovi strumenti, si apprende dal e con il gruppo, la cosiddetta modalità di social learning, con corsi in aula ed eLearning disseminati in questo percorso di apprendimento continuo ed evolutivo. Nelle Academy così caratterizzate, il formatore evolve verso la figura del “learning coach”, che non eroga più lezioni, ma accompagna, orienta, supporta ogni collaboratore a muoversi tra le opportunità formative ed a comporre il suo percorso.
Il microlearning, corsi digitali di pochi minuti, si afferma come la modalità digitale prevalente, perché fruibile quando serve e dove serve, a volte anticipa o consolida la formazione in aula, a volte la sostituisce completamente. Con questa modalità, la formazione in aula evolve, diventa sempre più breve, ma più coinvolgente ed esperienziale. Altra tendenza è quella di riconoscere gli apprendimenti con modalità di certificazione digitale, con Open Badge, libretti formativi digitali e Blockchain. In questa direzione si stanno avviando esperienze che coinvolgono milioni di lavoratori, come quella di Federmeccanica, che con Fim, Fiom, Uil ha lanciato MetaApprendo, piattaforma digitale con Badge e Blockchain, che sarà operativa nel 2023 e coinvolgerà 1,5 milioni di lavoratori ed il FondoForte, pensato per la formazione di oltre un milione di dipendenti del settore terziario che nel 2023 rilascerà gli Open Badge a tutti i lavoratori che utilizzeranno la formazione blended finanziata dal fondo. Infine, tra i trend della formazione è interessante segnalare la crescente attenzione al benessere mentale, fisico e finanziario delle persone, oltre alla messa a disposizione di programmi formativi legati agli interessi della persone, come l’arte, il teatro, la musica.